sabato 19 novembre 2011

Tesina- storia- 1guerra mondiale

STORIA
La prima guerra mondiale
Le cause:
Le cause remote
Le case remote del conflitto sono state:
-Il contrasto Franco-germanico, per la sconfitta francese di Sedan e la cessione dell’Alsazia e della Lorena alla Germania.
-Il contrasto anglo-germanico, perché la corsa agli armamenti da parte della Germania e con la costituzione di una potente flotta, mise in pericolo la supremazia inglese sui mari.
-I fermenti nazionalistici nell’impero austro-ungarico, che cercavano l’indipendenza o il distacco dall’Impero austriaco.
-L’aggressiva politica della Russia nei Balcani, che voleva rinforzare il suo dominio in quella zona.
-La corsa agli armamenti effettuata da tutti gli Stati su pressione dei grandi industriali, che si arricchivano proprio con la vendita delle armi.
La grande guerra fu dunque un conflitto per l’egemonia in Europa tradotto quindi in nazionalismo e imperialismo.

La causa principale
La causa scatenante della guerra fu l’assassinio del futuro erede al trono austriaco, Francesco Ferdinando, ad opera di uno studente bosniaco, Gravilo Princip, a Sarajevo. L’Austria inviò alla Serbia un ultimatum, con il quale imponeva la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini dell’attentato. La Serbia non accettò e l’Austria, il 28 luglio 1914, dichiarò guerra a essa.

Dichiarazioni di guerra e schieramenti:
Il conflitto in poco più di un mese, grazie alle alleanze, assunse vaste proporzioni. Infatti, dopo continue dichiarazioni di guerra, si formarono due schieramenti:
- da una parte Austria e Germania (Imperi Centrali), poi Bulgaria e Impero   turco;
- dall’altra prima Francia Inghilterra e Russia (Triplice Intesa) al fianco della Serbia, poi il Giappone e Stati Uniti, che trascinarono in guerra altri Paesi, con i quali formarono gli “Alleati”.
L’Italia si dichiarò neutrale fino al 24 maggio 1915 e dopo, con il Patto di Londra (26 aprile 1915) chiuse i rapporti con la Triplice Alleanza passò dalla parte dell’Intesa.

Le operazioni militari:
Le operazioni militari della Grande Guerra, possono essere divise in tre fasi:
- la prima, che va dal 1914 alla metà del 1915;
- la seconda, che va dalla metà del 1915 al 1917;
- la terza, che va dal1917 al 1918;

Prima fase
Sul fronte occidentale, la Germania attaccò con una manovra lampo la Francia, attraverso il territorio neutrale del Belgio, ma fu fermata sul Marna, a 40 km da Parigi. La guerra si trasformò da una guerra-lampo ad una guerra di trincea, o di posizione, dove i soldati erano costretti a vivere in spazi stretti, come le trincee.
Sul fronte orientale si registrò una prima penetrazione dei Russi in Prussia, ma fu arrestata dai tedeschi con la battaglia di Tannemberg e dei laghi Musuri, mentre l’Austria non riusciva ad avere ragione della Serbia.
L’iniziale neutralità dell’Italia venne motivata dal fatto che la Triplice Alleanza, di cui essa faceva parte, era un patto difensivo e quindi non la impegnava a intervenire al fianco degli Imperi centrali. Il motivo più consistente era però che gli interessi italiani nel Trentino, nella Venezia Giulia e nell’Adriatico erano in conflitto proprio con quelli austriaci. Subito nel territorio si scatenò un acceso dibattito politico tra neutralisti e interventisti. Ma mentre i neutralisti (liberali, giolittiani e cattolici) si mostrarono intolleranti alla guerra, gli interventisti invece, delusi ormai dall’esperienza giolittiana, erano convinti che l’ingresso in guerra dell’Italia avrebbe potuto rappresentare un occasione per rilanciare l’economia.
Favorevoli al conflitto erano il re Vittorio Emanuele III, il governo guidato da Antonio Calandra (succeduto a Giolitti) e il ministro degli esteri Sonnino. Essi ritenevano che la guerra potesse dare prestigio alla corona ma anche ordine ai conflitti sociali.
Il 26 Aprile 1915 Sonnino, strinse con l’Intesa un accordo segreto (patto di Londra) che impegnava l’Italia ad entrare in guerra nel giro di un mese in cambio di concessioni territoriali ( Trentino, Triolo meridionale, Trieste, Gorizia, Fiume ecc...). Il parlamento approvò infine l’intervento e il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.

Seconda fase
Sul fronte italiano la guerra fu combattuta soprattutto in Friuli Venezia Giulia, in trincee scavate nella pietra, dove si svolsero una serie di combattimenti micidiali; ben quattro attacchi furono sferrati dalle truppe italiane, senza però ottenere alcun successo; i  soldati italiani furono sempre sotto il tiro degli Austriaci, appostati sulle Alpi e, quindi, più in alto e in posizione di vantaggio. Nel 1916 gli Austriaci lanciarono contro l’Italia una spedizione per punirli di aver sciolto la Triplice Alleanza e di essere passati dalla parte dell’Intesa, costringendo i soldati italini a ripiegare. Ma questi , radunate le forze, sferrarono una controffensiva che gli fece conquistare Gorizia.
Sul fronte occidentale continuò la guerra di trincea: si ricordano le battaglie di Ypres (in cui i tedeschi impegnarono per la prima volta il gas asfissiante), di Verdun e la controffensiva anglosassone sul fiume Somme. Ma dopo queste battaglie, i due blocchi restavano sostanzialmente in posizione di parità.
Sul fronte orientale si registrò una prima controffensiva austro-tedesca, poi una controffensiva russa, con gravi perdite che portarono ad una prima demoralizzazione dell’esercito russo. Infine una nuova controffensiva austro-tedesca ottenne successi in Bucovina e Galizia.
Intanto sui mari, la Germania, per forzare il blocco navale attuato dalla marina britannica, lanciava la guerra sottomarina (battaglia dello Jutland, 31 maggio 1916) attaccando con siluri le navi di qualsiasi nazionalità, militari e non, in rotta per la Gran Bretagna. Durante la guerra fu affondato il transatlantico Lusitania, che sarà in seguito, la causa dichiarata dell’entrata in guerra degli Stati Uniti.
In questo clima di guerra si ricostruirono i movimenti pacifisti. Per esempio si propose, nel Congresso di Zimmerwald (1915), una pace senza annessioni e senza indennità, cioè un ritorno alla situazione pre-bellica. Successivamente, il presidente americano Wilson fece appello ai belligeranti di giungere ad una pace senza vincitori né vinti, ma il suo appello non fu ascoltato; in seguito, il Papa Benedetto XV, inviò una nota ai governanti, affinché ponessero fine alla guerra.

Terza fase
Sul fronte orientale si registravano prima l’occupazione della Persia da parte dei Russi, poi l’avanzata inglese in Mesopotamia, dove occupavano Bagdad e sconfiggevano i turchi a Gaza; gli Arabi, sotto il comando del colonnello Lawrence d’Arabia, effettuavano azioni di sorpresa contro i turchi; in luglio un’offensiva tedesca in Galizia costrinse i Russi ad evacuare la regione e i Tedeschi conquistarono la città di Riga, la Lettonia e le isole del Baltico; in agosto truppe tedesche invasero la Moldavia, sconfissero i rumeni e li costrinsero a chiedere un armistizio.
Sul fronte occidentale, invece, un’offensiva alleata si concludeva con pesanti perdite per l’esercito francese che era sempre più demoralizzato; sul fronte italiano prima del ritiro della Russia dal conflitto, continuava la guerra di logoramento; la guerra sottomarina raggiungeva il suo culmine con perdite gravi da parte degli Alleati e degli Stati Uniti.
Ma il 1917 fu caratterizzato da due principali avvenimenti: l’entrata in guerra degli Stati Uniti e la Rivoluzione russa.

L’entrata in guerra degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti avevano dichiarato, nel 1914, la loro neutralità. Neutralità, però, solo apparente, perché in realtà essi rifornivano le potenze dell’Intesa di armi e viveri, tanto è vero che i Tedeschi avevano dichiarato la guerra sottomarina, per impedire che questa merce arrivasse a destinazione. Fu così che dopo l’affondamento del mercantile americano “Vigilantia”, gli Stati Uniti dichiararono guerra agli Imperi Centrali.
Alcuni storici, però, affermano che la vera causa dell’entrata in guerra degli Stati Uniti fu di natura economica: la conquista dei mercati europei da parte dell’economia americana.
Dal punto di vista bellico, infatti, l’entrata in guerra degli Stati Uniti fu relativa, perché i primi contingenti americani sbarcarono in Francia quando gli Imperi Centrali erano già in crisi. Ma dal punto di vista economico, l’aiuto americano fu fondamentale, perché permise all’Intesa di resistere agli attacchi degli Imperi Centrali.

La rivoluzione russa
L’altro avvenimento decisivo per la soluzione della guerra fu la Rivoluzione russa, che iniziata nel 1917, quando lo zar Nicola II fu costretto a cedere i suoi poteri ad un governo provvisorio. La Rivoluzione ebbe una nuova impennata nello stesso anno, quando i bolscevichi, capeggiati da Lenin, favorirono una nuova ondata rivoluzionaria, abbattendo il governo provvisorio e formarono un nuovo governo, denominato Consiglio dei Commissari del Popolo: era la vittoria dei comunisti e la trasformazione della Russia in U.R.S.S. (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Si ricorda che come primo atto, i bolscevichi negoziarono una pace, la pace di Brest-Litovsk, con la quale si ritiravano dal conflitto.
Mentre l’entrata in guerra degli Stati Uniti fu militarmente relativa, la Rivoluzione russa influenzò molto gli avvenimenti bellici. Infatti, in un primo momento, favorì gli Imperi Centrali, perché la Germania poteva utilizzare le truppe tolte al confine russo, per attaccare con più forza sul fronte occidentale e italiano.
Nonostante i Tedeschi sferrassero molti attacchi, gli Alleati costrinsero le truppe nemiche a ripiegare sulla linea di resistenza detta Sigfrido.
Sul fronte italiano, invece, le truppe austro-tedesche sfondarono la resistenza italiana sul fiume Isonzo, a Caporetto e dilagarono nel Veneto, fino al fiume Piave. Fortunatamente la linea di difesa formata sul Piave e sul Monte Grappa riuscì a resistere e a non indietreggiare ulteriormente, grazie alla sostituzione di Luigi Cadorna con Armando Diaz e grazie all’apporto della classe dell’99 .

La fine della guerra
La guerra non finì per una vittoria decisiva, ma per esaurimento di uno dei due blocchi, quello degli Imperi Centrali.
Infatti, nel1918, una crisi attraversa sia l’Impero tedesco sia l’Impero austriaco.
La crisi germanica fu dovuta al fatto che i “socialisti” non solo cessarono di sostenere la guerra, ma una parte di loro si staccò e diede origine al movimento degli Spartachisti, con lo scopo di instaurare una repubblica di tipo bolscevico. Infatti, quando Guglielmo II abdicò, fu instaurata una Repubblica moderata di tipo socialista, favorevole alla fine della guerra.
La crisi austriaca, invece fu dovuta all’aspirazione all’indipendenza di tutte le nazionalità che la componevano e che chiedevano la piena indipendenza.
In questi momenti di crisi delle potenze centrali, le truppe italiane ripresero l’offensiva, varcarono il Piave, sconfissero i nemici a Vittorio Veneto e conquistarono Trento e Trieste. Il 4 novembre la Germania e l’Austria firmavano con l’Italia l’armistizio di Villa Giusti. In seguito i tedeschi lanciarono un’ultima e disperata offensiva, ma sulla Marna furono fermati dai francesi.
Il successivo 8 agosto l’esercito Alleato inflisse la prima vera sconfitta all’esercito tedesco ad Amiens. Gli alleati dei tedeschi cominciarono lentamente a cedere, fino a quando la Germania chiese la fine delle ostilità, l’11 novembre 1918. La guerra si era conclusa.

La conferenza di Parigi
 Nel gennaio del 1919 si riunirono a Parigi tutti i plenipotenziari dei Paesi vincitori per discutere i criteri generali della pace.
In questa riunione furono tenuti presenti, gli obiettivi dell’Intesa: dominare in Europa e ridurre all’impotenza la Germania, in modo che non tentasse altre avventure sconvolgenti.
Si firmarono molti trattati e, alla fine, fu stabilito che:
-la Germania restituiva alla Francia l’Alsazia e la Lorena; cedeva alcuni territori per costituire la Polonia, la quale otteneva uno sbocco sul mare, mediante il corridoio polacco, una stretta striscia di terra che divideva la Prussica orientale dalla Germania, con il porto di Danzica che veniva dichiarata città libera sotto la protezione della Società delle Nazioni; inoltre la Germania doveva pagare un’ingente indennità di guerra ai Paesi dell’Intesa;
-l’Impero asburgico veniva diviso in tre Repubbliche: Austria, Ungheria e Cecoslovacchia e perdeva alcuni territori a vantaggio dell’Italia, della Polonia, della Romania e della Jugoslavia;
-l’impero turco veniva ridotto alla penisola dell’Anatolia e alla zona degli Stretti;
-la Croazia, la Slovenia, la Bosnia-Erzegovina si unirono alla Serbia e al Montenegro, per formare la Jugoslavia;
-per i territori sottratti in Asia all’Impero turco e alla Germania, il territorio veniva affidato provvisoriamente ad uno degli Stati vincitori, fino a quando i popoli non fossero stati in grado di autogovernarsi;
-alcuni Stati come la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Austria, l’Ungheria erano stati creati perché facessero da “cuscinetto”, cioè da difesa contro la Russia comunista e la Germania responsabile della guerra, con l’obiettivo di isolarle.
Per volere del presidente americano Wilson, fu creata la Società delle Nazioni, un organismo internazionale che aveva il compito di regolare le controversie degli Stati Associati.

Conseguenze sociali ed economiche della guerra
Le conseguenze sociali ed economiche della guerra furono enormi.
Quando essa terminò si contarono milioni di morti e feriti. Ma, a guerra finita, poi, scoppiò un’epidemia di influenza, detta spagnola, che provocò quasi 13 milioni di vittime.
Molte famiglie erano rimaste senza giovani e capofamiglia, molti dei quali o erano morti o erano ritornati a casa inabili, rendendo ancora più gravoso il carico economico delle famiglie.
Durante la guerra, per far fronte alle enormi spese, le potenze dell’Intesa avevano dovuto chiedere continui prestiti agli Stati Uniti e, ora che la guerra era terminata, questi Stati si trovavano a dover pagare ingenti debiti.
Dal punto di vista politico, presero il sopravvento le forze di sinistra e le forze rivoluzionarie. Contemporaneamente, però, si formarono anche schieramenti di destra, che erano contrari alle rivoluzioni della sinistra e sostenevano i governi forti, la polizia, l’esercito e i ricchi industriali, generando un po’ dovunque forti conflitti di classe. 

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