sabato 19 novembre 2011

Tesina- Ungheratti

Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandira d’Egitto l’8 febbraio del 1888. Il padre, Antonio Ungaretti, si è trasferito da anni in Egitto e lavora come operaio nel  cantiere del canale si Suez; ma già malato, muore in un incidente sul lavoro, lasciando alla moglie, a mantenere la famiglia. Giuseppe, negli anni dell’infanzia, cresce avendo attorno a sé un fratello maggiore, Costantino, di otto anni più grande, e una vecchia croata dalla quale apprende con curiosità le prime fabie. A sedici anni è scritto all’Ecole Suisse Jacot, la migliore scuola di Alessandria per compiervi gli studi superiori; qui ha la fortuna di incontrare insegnanti particolarmente aperti, grazie ai quali impara le prime prime profonde esperienze letterarie, come Baudelaire, Nietzsche, Carducci e D’Annunzio.
Frequentando la scuola ha pure l’occasione di stringere un’amicizia con Moammed Sceb e con Enirco Pea. Sono questi gli anni straordinari della “Baracca rossa”, l’edificio che ospitava l’abitazione e il magazzino di Pea. Qui maturano le prime riflessioni e le prime esperienze politiche del giovane Ungaretti: partecipa a riunioni e collabora con riviste anarchico-socialiste fu anche arrestato, assieme a un gruppo di dimostranti, per aver partecipato ad una manifestazione di protesta. Processato presso il consolato d’Italia e assolto.
In questi anni Ungaretti si guadagna da vivere con impieghi modesti e diventa corrispondente dall’Egitto della rivista La Voce.
A ventiquattro anni, Ungaretti lascia l’Egitto per la Francia, precisamente a Parigi, dove si trattiene per due anni frequentando i corsi della Sorbona: abbandona definitivamente gli studi di giurisprudenza per la facoltà di lettere dove ha modo di conoscere molti esponenti del naturalismo francese. Nel 1913 fu raggiunto a Parigi dal vecchi amico Moammed Sceab, che però morirà suicida dopo pochi mesi per l’incapacità di adattarsi a un ambiente  socialmente e culturalmente diverso.
Nel 1914, Ungaretti rientra in Italia, schierandosi apertamente sul fronte interventista. Arrestato per la seconda volta in seguito alla partecipazione a un comizio anarchico-interventista, dopo il rilascio si trasferisce a Milano, dove conosce Benito Mussolini.
Allo scoppio della guerra nel 1915, raggiunge il fronte del Carso in qualità di soldato semplice. Qui rimane per tutto il 1916,  portando a termine la prima raccolta di liriche, con il titolo “Il porto sepolto”. Dopo la fine della guerra Ungaretti si stabilisce a Parigi in seguito sposa Jeanne Dupoix, che sarà sua ispiratrice e compagna fino alla morte. Intanto nel 1919, è uscita la seconda raccolta poetica, Allegria di naufragi.
Lasciata Parigi all’inizio del 1921, Ungaretti si stabilisce con la moglie a Roma, dove lavora presso l’ufficio stampa del ministero degli Esteri. Sono questi gli anni della progressiva ascesa del fascismo, con il quale Ungaretti ha rapporti piuttosto contrastanti, passando da un’iniziale adesione a un progressivo distacco.
In seguito Ungaretti è impegnato molto in viaggi all’estero per motivi di lavoro; e si converte alla religione cattolica, in seguito a questo ha due figli Anna Maria e Antonietto. Nel 1931 esce il volume  L’allegria, in cui sono conflueite le sue due principali raccolte poetiche.
Nel 1936 Ungaretti si trasferisce nuovamente in Brasile con tutta la famiglia dopo aver ricevuto la cattedra di letteratura italiana nell’Università di San Paolo. Questo periodo è caratterizzato da un intenso lavoro critico ma anche da terribili avvenimenti in famiglia, come la morte del fratello e del figlio. Quando rientra in Italia esprime pubblicamente la sua opposizione alla guerra: viene arrestato e poi scarcerato per diretto intervento di Mussolini.
Nel 1947 porta a compimento Il dolore, raccolte che caratterizzano il suo terzo momento poetico: la morte del figlio.
La sua popolarità è sempre in crescita e viene riconosciuto anche da numerose università straniere. Parte per gli Stati Uniti, li si ammala e poi ritornato in Italia muore a Milano fra il 1° e il 2° giugno.
Le prime due raccolte di Ungaretti portarono nella poesia italiana un’autentica rivoluzione formale.
Poetica
I temi che Ungaretti affronta sono sicuramente influenzati dalla drammatica esperienza della guerra, come il senso della fragilità e della precarietà dell’uomo e il timore della morte da cui scaturisce la forza con cui ci si attacca alla vita proprio quando la si sente sfuggire.
Nelle raccolte successive il poeta affronta gli stessi temi, ma usa forme metriche più tradizionali, come l’endecasillabo, e inoltre ricorre più spesso a simboli e ad analogie.
Il risultato è che i suoi versi diventano sempre più complessi.
E’ per questa ragione che l’opera di Ungaretti rientra a pieno titolo nella poesia cosiddetta ermetica, che caratterizza l’Italia fra le due guerre mondiali.
L’ermetismo affrontare temi come il dolore e il senso dell’esistenza umana in un linguaggio oscuro, ricco di accostamenti imprevedibili, di allusioni a cose che solo il poeta conosce.
Tutti questi procedimenti impediscono al lettore non specialista una comprensione immediata del senso del testo, o meglio gli lasciano una grande libertà d’interpretazione. 
Il porto sepolto si riferisce ad un porto reale che doveva esistere anticamente nei pressi di Alessandria, ma ha soprattutto un significato simbolico: allude a “ciò che segreto rimane in noi, indecifrabile”; il porto sepolto equivale al segreto della poesia, nascosto nel fondo di un “abisso” nel quale deve immergersi il poeta. L’espressione  “allegria di naufragi” allude invece alla guerra. Le due raccolte parlano in gran parte della prima guerra mondiale. In esse Ungaretti utilizza versi brevissimi; abolisce in alcuni casi la punteggiatura: la poesia procede per accostamento di frammenti e immagini, per analogie.
Nella raccolta Sentimento del tempo si racchiudono poesie in cui egli medita sulla condizione dell’uomo e sullo scorrere veloce del tempo, delle cose, delle persone amate, che produce la nostalgia del passato e un più tenace attaccamento alla vita.
La successiva raccolta Il dolore (1947) unisce il tormento personale (la morte del fratello e del figlio di nove anni) alla sofferenza collettiva (la seconda guerra mondiale).

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